Feste e Solidarietà

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AVVENTO 2003

DOMENICA I DI AVVENTO ANNO C

“FESTE E SOLIDARIETA’”

“Per il cristiano è sempre festa malgrado tutto. La nostra vita deve essere una festa ininterrotta. La nostra festa non è qualcosa, ma è Qualcuno. E’ Lui, Lui solo, il Risorto!”. († Mariano Magrassi)

Per proseguire il cammino iniziato negli anni scorsi, quest’anno accogliendo le indicazioni del Piano Pastorale Diocesano, rifletteremo sulla celebrazione della festa cristiana contemplando “il volto di Cristo risorto”.

LE FESTE NELL’ANNO LITURGICO

Incarnandosi, Cristo si è immerso nel tempo umano e l’ha santificato, vivendolo e condividendolo con i fratelli. La storia dell’uomo è così diventata storia di salvezza.

La Chiesa dispiega nel corso dell’anno tutto il mistero di Gesù. La celebrazione degli avvenimenti della vita di Cristo nell’inverno racchiude il tempo dell’avvento-attesa (quattro settimane prima di Natale) e dell’ avvento-manifestazione (Natale – Epifania – Battesimo di Cristo); nella primavera comprende il tempo della preparazione alla Pasqua (Quaresima) e quello della Pasqua-Pentecoste; l’estate e l’autunno sono invece il tempo in cui la chiesa attende alla propria maturazione e loda Dio per i Santi nei quali la maturazione si è già conclusa.

Il tempo è così scandito dalla celebrazione della presenza di Dio nella storia, che ha trovato nella vita, morte e resurrezione di Cristo la sua pienezza.

Come Cristo è entrato nella vita dell’uomo, anche noi dovremmo vivere accanto agli altri, soprattutto tendendo le mani a chi è nel bisogno, esercitando le opere di misericordia che dovrebbero caratterizzare la vita dei cristiani.

Il culmine di questo modo di vivere si esprime nella festa, nella celebrazione eucaristica. Ogni festa nasce dalla presenza di un evento importante da vivere e dal bisogno di ritrovarsi per celebrarlo gioiosamente insieme: la gioia è contagiosa per natura, ama comunicarsi e si rafforza donandosi. La festa è tale solo se si vive con gli altri: “Venite e fate festa con me” (dal Vangelo).

Nel mondo di oggi, in cui individualismo e indifferenza sono sempre più diffusi, c’è proprio bisogno di questo modo di fare festa per continuare a sperare.

Siamo invitati a leggere il suggestivo cap. 8 del Libro di Neemia, (Bibbia – Antico Testamento V sec. a.c.) dove cogliamo un nesso profondo tra culto e solidarietà.

DOMENICA II DI AVVENTO ANNO C

“FESTE E SOLIDARIETA’”

“Se Cristo non fosse risorto saremmo i più miserabili degli uomini. Ma se Cristo è risorto, sono rimessi i vostri peccati” (S. Paolo).

LA PASQUA

La festa del cristiano trae origini dalla Risurrezione, evento tanto decisivo da meritare d’essere commemorato e celebrato ogni domenica.

Incomincia proprio con la Pasqua quel caratteristico stato d’animo che si chiama gioia pasquale.

Cristo per ridarci la gioia della salvezza, ha rimosso con il sacrificio della sua vita gli ostacoli. Ogni cristiano deve farsi carico di rimuovere le cause dell’ingiustizia e dell’inquietudine di chi è nella tristezza, mediante il proprio personale sacrificio.

La Pasqua è anche festa che ridà il senso del dono immenso e meraviglioso della libertà. Libertà interiore e libertà sociale.

Nella Pasqua ebraica si faceva memoria della liberazione operata da Dio per spezzare i legami della schiavitù in Egitto.

La nostra Pasqua celebra la liberazione che Gesù ci ha conquistato con la sua morte e la sua risurrezione per donarci la capacità di comprendere e vivere la gioia dei figli di Dio: ogni cristiano che abbia compreso il senso della Pasqua,si sentirà debitore verso ogni fratello per ciò che ha ricevuto.

Anche i due discepoli di Emmaus, dopo aver riconosciuto il Signore risorto, sentono il bisogno di tornare in fretta a Gerusalemme per comunicare la loro gioia agli apostoli. Attraverso l’annuncio di coloro che hanno creduto e credono il Risorto vuole raggiungere ogni uomo.

La Pasqua è banchetto festivo che si svolge in un clima di comunione e di riconciliazione: alla festa di Cristo sono convocati tutti, in modo particolare gli emarginati. La comunità cristiana che vive la Pasqua del Signore con sincerità, sa trovare le forme per dar vita alle iniziative che servano al superamento dell’egoismo dei singoli, dei gruppi e dei popoli.

Cristo con la risurrezione è entrato definitivamente nella gioia, portando con sé l’uomo.

La Pasqua assicura giorni migliori per tutti, un destino eterno di felicità per ogni uomo, una chiamata universale alla vita senza termine.

Siamo invitati a leggere il passo sui discepoli di Emmaus dal Vangelo di Luca (Cap. 24 versetti 13-35).

DOMENICA III DI AVVENTO ANNO C

“FESTE E SOLIDARIETA’”

“Ecco, io faccio nuove tutte le cose” (Apocalisse)

I SACRAMENTI

Credere in Gesù vuol dire credere che solo Lui, morto e risorto, è il nostro “Salvatore”: solo Lui ci mette in comunione con Dio, sorgente della vita.

La presenza del Cristo risorto è continuata ed è resa operante nel mondo dalla chiesa: essa infatti, animata dallo Spirito Santo, estende a tutte le generazioni e a tutti i popoli la salvezza compiuta dal Signore.

Con l’evangelizzazione, la Chiesa rende presente, nel segno della Parola, la persona di Cristo e ne attualizza l’insegnamento.

La risposta di fede a Cristo non è solo una adesione al suo insegnamento e alla sua persona, ma esige che il nostro “essere” sia “configurato”a lui.

Questa trasformazione si compie nei sacramenti, primo fra tutti il Battesimo. Essi sono le azioni con le quali Cristo ci comunica, nella Chiesa e attraverso la Chiesa, la sua stessa vita divina: ci fa così figli del Padre, configurati a lui figlio primogenito.

I gesti fondamentali con cui Gesù ha voluto comunicare con noi sono sette: Battesimo, Cresima, Eucaristia, Penitenza o Riconciliazione, Matrimonio, Ordine Sacro,Unzione degli infermi.

I sette Sacramenti sono tutti una diversa espressione e partecipazione all’unico mistero della morte e risurrezione del Signore (cf Rm 6,3-4); da esso infatti scaturiscono, derivandone la loro forza salvifica, così come tutti trovano il loro vertice e la loro pienezza nell’Eucaristia, che di quel mistero è la piena attualizzazione.

I Sacramenti non sono Fatti individuali, ma Fatti da vivere insieme alla Comunità e che hanno come scopo quello di unirci in modo attivo alla Comunità e alla sua missione; essi ci rendono capaci e impegnati a condividere la nostra vita e le nostre possibilità con gli altri, specialmente con i più poveri nel corpo e nello spirito.

La celebrazione dei Sacramenti è sempre un’occasione di festa che scaturisce dall’incontro con Gesù risorto: è importante non far prevalere le “feste” esteriori che possono soffocare e travisare la gioia vera che Cristo ci ha donato.

Siamo invitati a leggere il capitolo II degli Atti degli Apostoli.

DOMENICA IV DI AVVENTO ANNO C

“FESTE E SOLIDARIETA’

“Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo” (Salmo 117,24).

LA DOMENICA

La domenica per i cristiani è giorno di “Festa”.

Il popolo ebraico “osservava il giorno del sabato per santificarlo”, in ricordo dell’antica alleanza. La prima comunità dei credenti in Cristo celebra la nuova alleanza nel giorno dopo il sabato ricordando il giorno in cui il Signore è risorto, è apparso ai discepoli e ha spezzato il pane per due di loro a Emmaus. Gesù risuscitò il primo giorno della settimana che già nella prima comunità dei cristiani assunse il nome di “Giorno del Signore”. La domenica è dunque il giorno del Signore in quanto annuncia e rende presente il Risorto, signore della morte e della vita. Da allora il cristiano non potrebbe più vivere senza celebrare quel giorno e quel mistero.

Il “Giorno del Signore” è anche “il Giorno della Chiesa”. Una comunità riunita nella fede e nella carità è il primo sacramento della presenza del Signore in mezzo a noi: nel ritrovarsi dei molti nell’unità di “un cuore solo e un’anima sola” (cf Atti 4,32), si manifesta l’unità di quel corpo misterioso di Cristo che è la Chiesa. L’assemblea cristiana deve saper perciò esprimere in sé stessa la verità del suo “segno”: nell’amabilità dell’accoglienza, nell’intensità della preghiera, nella generosità della carità e nella varietà dei ministeri.

Fin dalla sua prima origine, la Chiesa solennizzò il giorno del Signore con la celebrazione della “frazione del Pane”, con la proclamazione della Parola di Dio e con opere di carità e di assistenza. Da allora la Chiesa ha sempre santificato il giorno del Signore con la celebrazione del memoriale del suo sacrificio.

La domenica è il giorno dell’Eucaristia, non solo perché è il giorno in cui si partecipa alla Messa, ma anche perché in quel giorno, più che in qualunque altro, il cristiano cerca di fare della sua vita un dono, un sacrificio spirituale gradito a Dio, a imitazione di Colui che nel suo sacrificio ha fatto della propria vita un dono al Padre e ai fratelli.

L’Eucaristia è anche una scuola di vita. Essa non può esaurirsi entro le mura della chiesa, ma tende necessariamente a varcarle per diventare impegno di testimonianza e servizio di carità. Quando l’assemblea si scioglie e si è rinviati alla vita, è tutta la vita che deve diventare dono di sé. E’ anche questo un significato del comandamento del Signore: “Fate questo in memoria di me”.

La propria testimonianza di fede nel Signore Risorto e la propria missione si esprimono in modo privilegiato nel donare amore e creare solidarietà: l’attenzione ai più infelici, ai poveri, ai malati, a chi è nella solitudine, sarà certo uno dei segni più trasparenti della sua efficacia. Particolare valore va riconosciuto, in questa prospettiva, al servizio dei ministri straordinari della Comunione, che anche nella nostra parrocchia ogni prima domenica del mese portano la comunione agli anziani e ai malati nelle famiglie.

Concludiamo le nostre riflessioni riportando un passo dell’omelia del nostro Vescovo di domenica 21 settembre in apertura del nuovo anno pastorale.

“Il volto di Cristo risorto, che siamo invitati a contemplare durante l’anno pastorale, è vivo ed è presente in mezzo a noi nell’Eucaristia. Sia essa vissuta intensamente nelle singole parrocchie, soprattutto la domenica e non solo partecipando alla Messa, ma santificando il giorno del Signore, nella gioia della comunione fraterna, nell’attenzione premurosa verso i poveri, i sofferenti, le persone sole, - nella vigilante attesa della domenica senza tramonto, quando, Signore, vedremo il tuo volto e loderemo senza fine la tua misericordia”.

† Alfredo Vescovo

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